Ringraziamo per il sostegno ricevuto in questi giorni

In questi giorni siamo stati sommersi da centinaia di messaggi di stima e sostegno della attività e nell'impossibilità di  ringraziare tutti, vogliamo fare così:

"Giù le mai dal Premio Daniele Po"

Di seguito il comunicato stampa ufficiale di Nedda Alberghini, presidente della "Casa degli Angeli di Daniele" che patrocina il Premio Internazionale "Daniele Po", a seguito dell'interrogazione in Consiglio Regionale da parte di Marco Pettazzoni.

Al di là del mio ruolo inevitabilmente pubblico di presidente di due associazioni locali, “Le Case degli Angeli di Daniele Onlus” e “I Commedianti della Pieve”, chi mi conosce sa che nella vita privata ho sempre tenuto una condotta discreta e rispettosa degli altri e, di fronte a comportamenti sgradevoli ( chi non ne ha subiti?) o in situazioni offensive nei miei confronti, ho sempre cercato di evitare le reazioni immediate ed impulsive. Anche nel caso del comunicato apparso il 2 Novembre scorso su Areacentese in cui il consigliere regionale della Lega Marco Pettazzoni si riferiva al nostro Premio mi ero ripromessa di non dare seguito alla cosa ma , rileggendo il tutto, ho meglio riflettuto sulla gravità delle parole da lui usate nei confronti della presunta “terrorista” da noi premiata e soprattutto mettendo in discussione la motivazione stessa del Premio Daniele Po. Nello scritto c’è poi un richiamo alla Regione Emilia Romagna che ha concesso il patrocinio chiedendo se era consapevole di ciò che faceva . A questo punto perché allora non chiedere se erano consapevoli anche il Senato della Repubblica, il Consiglio dei Ministri, il Vaticano, l’Università degli Studi di Bologna? O forse il consigliere Pettazzoni pensa che patrocini di tale livello vengano distribuiti a pioggia con leggerezza senza i dovuti controlli della Questura e della Prefettura?
Una cosa è certa: la leggerezza l’ha commessa lui quando non ha esitato a presentare un’ interrogazione alla Regione senza il dovuto approfondimento con imprudente frettolosità e con evidente uso strumentale. Posso affermare che certe prese di posizione chiaramente ideologiche non mi hanno mai coinvolta, ma quanto accaduto mi riguarda molto da vicino e mi indigna profondamente l’ombra che si è voluta gettare sul premio intitolato a mio figlio: un premio coraggioso che affronta e segnala all’opinione pubblica argomenti scomodi e scottanti di cui qualcuno preferirebbe non parlare ma che invece vengono da noi proposti proprio per coscienza e desiderio di ricerca della verità. E la ricerca della verità deve percorrere strade oneste.
Sarà mia premura presentare alla Regione, qualora mi venisse richiesta, la documentazione completa della procedura seguita: patrocini , profilo della vincitrice del Premio, iter giudiziario del “caso”.
Quanto poi al riferimento del consigliere, laddove sottolinea che la Corte Europea di Strasburgo ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato della difesa (Associazione Memorial Human Rights), KirillKoroteyev, va chiarito che tale ricorso non chiedeva un pronunciamento della Corte sulla innocenza o colpevolezza ma solo sulla validità procedurale che ha portato alla sentenza emessa dal Tribunale Cittadino di Mosca e confermato poi, con lieve riduzione di pena, dal Tribunale della Federazione Russa.
La Corte Europea dunque, riunitasi il 9 Maggio 2017 (III Sezione) non ha confermato la sentenza di condanna per terrorismo, come ambiguamente Pettazzoni lasciava intendere nel suo comunicato ma , sia pure con un ritardo di 13 anni, senza entrare nel merito, ha confermato la validità procedurale del processo di Mosca (…non sono stati violati i diritti garantiti dall’Art. 1 Par.1 e 3/b e 3/d della Convenzione Europea dei Diritti Umani). La difesa aveva chiesto di rivedere le dichiarazioni dei testimoni sottolineando, tra le altre cose, l’assenza del funzionario di Polizia SahidAhmaev, che al momento dell’udienza era fuori in missione di lavoro ( ma nessun documento comprovante). Sia detto per inciso che tale discutibile personaggio oggi è in carcere per altri illeciti commessi. A proposito di corruzione, il caso di Ilaria Alpi non ha insegnato niente?
Se ciò non bastasse, per ulteriore informazione: il “caso” Mourtazalieva verrà riesaminato il 20 Febbraio 2018 dalla Corte Suprema , il massimo grado di Giudizio, che si riunisce raramente e per discutere in ultimo appello i casi più complessi (infatti dei 28 ricorsi presentati soltanto 6, tra cui quello di Zara, verranno riesaminati). E questo caso , che sarebbe potuto passare inosservato come quello di migliaia di “casi prefabbricati”, si sta rivelando molto più complicato e scomodo del previsto .
Quel regime di Stato che intendeva e intende trasmettere al proprio paese e al mondo il messaggio di una leadership forte e garante di ordine e sicurezza, oggi, anche con questa triste vicenda giudiziaria, mostra la vera e ignobile immagine di chi, cavalcando la paura collettiva del terrorismo, sacrifica con false e pesanti accuse, tanti poveri innocenti; è talmente grave e pauroso il fenomeno del terrorismo, che è molto facile ottenere consensi per chi adotta la linea dura nel contrastarlo, non importa se sulla base di falsità.
Infine, rifacendomi alle parole del consigliere regionale Pettazzoni circa l’opportunità che la Regione porga le sue scuse alle autorità diplomatiche russe, dico che se qualcuno deve scusarsi è proprio lui da cui mi aspetto, nonostante tutto, un onesto e dignitoso passo indietro per amore di verità e per il rispetto dovuto a me personalmente, alla mia Associazione e al Premio che porta il nome di mio figlio.
Nedda Alberghini -Presidente dell’Associazione Onlus “Le Case degli Angeli di Daniele”- Titolare del Premio Internazionale Daniele Po.

Come si chiamano pure coloro che guardano il dito e non la luna?

Quest'anno siamo stati vittime di uno "spiacevole” e vigliacco tentativo di strumentalizzazione politica da parte del consigliere regionale della Lega Nord Marco Pettazzoni.
Con una interrogazione, contenente false affermazioni, ma anche puerili richieste, in Consiglio Regionale per l’assegnazione del patrocinio (vedi anche comunicato apparso su AreaCentese), si è voluto non solo colpire l’amministrazione regionale, ma anche il Premio Internazionale "Daniele Po" che affronta da ormai undici anni temi scomodi da segnalare all’opinione pubblica, alla perenne ricerca della verità. (La storia dei premi è ben riassunta sul sito dell’associazione).
Tutto ha avuto inizio il 5 ottobre 2017 alla conferenza in sala Zarri a Cento (Fe) quando Mauro Bernardi, già membro uscente della Consulta di Cento, ha posto in forma privata i medesimi interrogativi oggetto della interrogazione del consigliere Marco Pettazzoni.
Come mai nella pubblica iniziativa il Bernardi non ha sollevato tutti questi dubbi? Perché non ha voluto aprire pubblicamente il confronto diretto? Sarebbe sicuramente valsa la pena ascoltare più punti di vista dalla voce dei diretti interessati, il confronto arricchisce sempre.
Però, come si diceva, quegli stessi interrogativi, sorti in forma privata a Cento, hanno visto la luce direttamente in Consiglio Regionale senza nemmeno che Pettazzoni partecipasse ai diversi incontri pubblici organizzati per far conoscere il dramma della Mourtazalaieva.

Di seguito alcuni link a testate che hanno trattato la storia di Zara Mourtazalieva: http://matteobloggato.blogspot.it/2012/09/il-caso-di-zara-murtazalieva-e-il-modo.html
http://www.corriere.it/esteri/12_ottobre_22/pussy-riot-colonie-penali_3035ea46-1c1e-11e2-b6da-b1ba2a76be41.shtml
https://www.articolo21.org/2014/12/voci-scomode-alluniversita-di-torino-due-giovani-giornalisti-rifugiati-della-maison-des-journalistes-di-parigi-si-raccontano/

Con l'ardore e l'ingenuità dei vent'anni, Zara Mourtazalieva, si trasferisce a Mosca dalla natia Cecenia,  per studiare e lavorare. Siamo agli inizi degli anni 2000, in piena seconda guerra cecena e dove orrende stragi insanguinano tutta la federazione russa. Il terrorismo ceceno è il principale responsabile ma, a ben vedere, troppe sono le circostanze mai chiarite sulle reali responsabilità dei servizi segreti  e delle forze speciali russe.
E’ dell’ottobre del 2002 la strage del teatro Dubrovka dove, dopo un lungo assedio, le forze speciali russe usarono veleno nei condotti di aereazione del teatro, uccidendo 33 terroristi e 189 civili.
Nel settembre del 2004 la strage della scuola “Numero 1” di Beslan, Ossezia del Nord, rimane la più tremenda e scioccante agli occhi del mondo intero: fondamentalisti islamici e separatisti ceceni sequestrano 1200 persone, lasciandoli senza acqua e cibo; quando tre giorni dopo le forze speciali russe fanno irruzione, oltre trecento persone vengono uccise. Di queste, 186 sono bambini. Nonostante il dispiegamento di forze dell’ordine, ci furono gravissime mancanze nei soccorsi e nell'assistenza agli ostaggi. 
Il 4 marzo 2004 Mourtazalieva viene fermata dalla polizia, e su di lei viene costruito l’ennesimo “caso prefabbricato”. In quegli anni numerosi giovani vengono accusato di terrorismo con “casi prefabbricati” dalla polizia per dimostrare “l’efficace” lotta al terrorismo ceceno.
Zara Mourtazalieva ha scontato quasi 9 anni di prigione in Mordovia, Russia orientale europea, viene scarcerata il 3 settembre 2012.
Tornando all’interrogazione in Consiglio Regionale da parte della Lega Nord, abbiamo rilevato delle palesi inesattezze in quel documento espresse.
Innanzi tutto l’avvocato difensore di Zara aveva posto alla Corte Europea di Strasburgo un quesito sulla validità delle dichiarazioni dei testimoni al processo del 2005 (quello che portò in carcere la Moutzalieva), e in particolare quella del principale accusatore di Zara, il funzionario di polizia Sahid Ahmaev,  il quale al momento dell’udienza non si presentò per la deposizione. Ufficialmente il funzionario era in missione di lavoro, ma nessun documento è mai stato prodotto a sostegno di tale assenza. Oggi, questo funzionario corrotto,  è in carcere per altri illeciti.
La Corte Europea dei diritti non “ha respinto il ricorso… “, (ricorso??) ma ha accolto il quesito della difesa e il 9 maggio 2017 è uscita  la sentenza dichiarando valide le testimonianze al processo del 2005.
Questo è stato uno smacco per l’avvocato della difesa della Mourtzalieva, ma nonostante ciò si è scelto di fare ricorso ad un più elevato grado di giudizio: il medesimo quesito è stato ripresentato alla Corte Suprema europea, organo chiamato a giudicare solo i casi più complicati.
Quest’anno, su 28 casi presentati,  la Corte Suprema ne ha accolti solo 6 e fra questi anche il caso di Zara Mourtazalieva. La sentenza è prevista il 20 febbraio 2018.
Zara Moutazalieva non è una terrorista ma vittima di un sistema corrotto e di vicende complicatissime che hanno insanguinato per decenni il suo paese.